Il giusto, lo sbagliato ed il contesto sociale
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Gran parte di quello che riteniamo giusto o sbagliato dipende dal contesto socio-culturale in cui viviamo.

Abbiamo già visto che lo status si misura con criteri diversi a seconda della cerchia sociale considerata, ed abbiamo visto come sia in nostro potere scegliere a quali cerchie appartenere.

Il contesto sociale e culturale nel quale viviamo ha un forte impatto anche sulle nostre scelte etiche, ossia su quello che riteniamo giusto o meno. Questo ci pare ovvio osservando le tradizioni di un gruppo. Non c’è posto migliore per osservarlo che nella sala da pranzo: ci si siede a terra? Si mangia con le mani o con posate d’argento? E soprattutto: cosa si mangia? Son tutte decisioni che dipendono dal contesto culturale.

L’impatto della cultura va molto in profondità. Questo è un terreno scivoloso, per cui butterò qui solo alcuni concetti senza esprimere alcuna opinione personale:

  • La correttezza morale del mangiare animali (e quali animali) o solo prodotti vegetali;
  • La parità dei sessi, delle etnie, il ruolo e la composizione della famiglia;
  • Il matrimonio, il divorzio, la poligamia, l’età adulta, il lavoro minorile;
  • Il rispetto delle leggi, il pagare le tasse, la libertà di parola, la definizione di furto.

Io so cosa sia giusto

Diamo per scontato che il nostro approccio sia quello giusto, siamo stati cresciuti in questo modo. Il dubbio non è contemplato, e se lo è possiamo “sentire” dentro di noi la voce della vera coscienza. Che essa sia il prodotto della nostra educazione non ci preoccupa. Quando vediamo un gruppo che non si conforma alla nostra etica lo riteniamo selvaggio ed ignorante e cerchiamo di cambiarlo. Ma chi ci garantisce che siamo noi nel giusto?

La nostra morale è profondamente cambiata negli anni. Ad esempio, solo 50 anni fa il 40% di noi si dichiarava contro il divorzio. E cosa dire dell’idea che sia dovere dell’essere umano sacrificarsi fino alla pensione, per alimentare idoli quali la crescita del PIL?

Noi come individui e come società cambiamo parere, e non sempre in meglio. Non c’è motivo di credere che la nostra attuale etica sia quella definitiva. Di questo è importante essere consapevoli: noi non abbiamo la verità in tasca, siamo solo poveri esseri umani, confusi tanto quanto tutti gli altri.

Cosa possiamo fare?

La consapevolezza che la nostra etica è fragile ci può essere di grande aiuto per non scivolare in atteggiamenti di chiusura ed antagonismo. Dobbiamo vedere gli altri per quello che sono: esseri umani, con le loro difficoltà e le loro ricchezze. Da loro possiamo imparare e con loro possiamo crescere.

Essere consapevoli ci dovrebbe spingere a cercare quei pochi principi universali e fondamentali dell’etica umana. Quelle poche cose, che non cambieranno mai, saranno il nostro riferimento per decidere quale sia il comportamento giusto da tenere.

Come trovare questi principi?
Potranno saltarci all’occhio comparando la nostra etica con quella di altre culture, presenti o passate, e notando quali siano gli elementi immutabili e che si sono evoluti separatamente. Non serve essere antropologi di professione a riguardo, possiamo accettare di commettere qualche errore lungo il percorso, pur di rimanere aperti alle correzioni e migliorarci nel tempo.

Un consiglio per partire? Nella storia umana l’etica è stata sempre un argomento chiave. I migliori pensatori vi hanno dedicato la vita. Non manca della buona letteratura a riguardo e tutti i classici li si trova, gratuitamente, in biblioteca.

Foto di copertina by <a href="https://unsplash.com/@davidrotimi?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">David Rotimi</a> on <a href="https://unsplash.com/s/photos/conformity?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a>