Il doppio standard
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Figlia mia,

È stato un onore assistere alla tua nascita. Fa strano pensare che per secoli il parto è stato un evento riservato a sole donne, di cui i papà non facevano quasi parte. Oggi, invece, anche noi uomini siamo più coinvolti e possiamo dare il nostro contributo insignificante ma fondamentale, come dicono alcuni.

Nelle ore in cui nascevi, ho notato una cosa che non mi è piaciuta: il personale dell’ospedale applicava, senza accorgersene, un metro di giudizio molto diverso tra me e mamma. Si tratta di un fenomeno odioso: il doppio standard, anche detto “due pesi, due misure”.

Il doppio standard consiste nell’applicazione di principi di giudizio diversi per situazioni simili, o nei confronti di persone diverse che si trovino nella stessa situazione.
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Ecco qualche esempio.

Dopo 12 ore di estenuante travaglio, a mamma è stata fatta l’anestesia peridurale. L’anestesista si è congratulata con me per il fatto che io non fossi scappato a gambe levate davanti all’ago, mentre a mamma ha riservato un tiepido commento per il fatto che fosse stata ferma durante l’inserimento di quel ago nella schiena.

Qualche giorno dopo sono andato all’ufficio anagrafe per l’atto di nascita. Sono arrivato in ritardo, ho dimenticato i documenti e sbagliato a compilare il modulo ben 3 volte. Le segretarie allo sportello sono state comprensive: normale sbagliare quando si è emozionati e si dorme solo 6 ore a notte. Intanto, dopo 5 giorni di dolori e mancanza quasi totale di sonno, ci si aspettava che mamma ricordasse i mille appuntamenti per esami vari, lezioni, burocrazia, allattamento e la tua pulizia, eseguita ogni ora e mezza durante il giorno e la notte. E doveva anche sorridere: aveva partecipato al miracolo della vita, un po’ di allegria!

Purtroppo ci sono due metri di giudizio differenti: alle mamme si fanno richieste assurde mentre per noi papà l’asticella per essere considerati bravi è drammaticamente bassa.

Non sempre si applicava il doppio standard, in molte situazioni venivamo trattati in maniera coerente al nostro ruolo: mamma il capitano, io mozzo in seconda. Il doppio standard è stato comunque frequente.

Non c’erano persone cattive tra il personale: c’erano quasi solo donne che credono nelle capacità della donna, hanno meraviglia del suo corpo e lodano il miracolo della vita. Solo l’ambiente e le norme sociali portavano a questi atteggiamenti così diversi.

Convenzionalmente ciechi

Il doppio standard è alla base di buona parte delle ingiustizie della nostra società, incluse alcune così vecchie e stupide che spero tu possa non sperimentare mai.

Siccome il doppio standard è così radicato nelle nostre convenzioni sociali, non è sempre facile individuarlo ed essere coerenti coi valori ed obiettivi che dichiariamo:

  • Crediamo nella libertà e nella possibilità di auto-determinarsi, quindi non rinchiuderemmo mai un uomo adulto in un centro di detenzione e rieducazione, chi lo fa viene condannato almeno a parole. Eppure è quello che facciamo ai bambini nella scuola dell’obbligo.
  • Crediamo nella libertà di movimento e nella possibilità di godere della vita, per questo ci arrabbiamo quando vengono introdotte limitazioni ai nostri svaghi, quali un lock-down. Eppure diamo per scontato che non si possa liberamente migrare nel nostro paese senza validissimi e drammatici motivi, diversi dal semplice cercare una vita migliore e sfuggire alla miseria.
  • Crediamo che uomini e donne abbiano pari diritti e dignità, quindi inorridiamo davanti ad un marito che cerchi di controllare sua moglie. Eppure lo tolleriamo tranquillamente se ciò avviene in un altro paese, purché ci sia una tradizione culturale di qualche tipo a giustificarlo.

La verità, bambina mia, è che noi adulti non siamo bravi ad individuare quello che è giusto e quello che è sbagliato; non siamo nemmeno in grado di definire su quali basi decidiamo cosa lo sia e cosa no. Per questo ci appoggiamo a schemi preconfezionati che abbiamo acquisito durante la nostra vita: giusto e sbagliato li decide il contesto sociale.

Come individuare un doppio standard?

Papà non è così innovativo come credi, prende solo in prestito le idee da chi le ha avute prima di lui. Una delle mie idee preferite, che può aiutarci ad individuare il doppio standard e combatterlo, è quella del Velo d’ignoranza: quando valutiamo una situazione per capire cosa sia giusto o sbagliato, dobbiamo far finta di non conoscere quale ruolo ci toccherà occupare.

Ad esempio, se valutiamo di introdurre il lavoro forzato per i carcerati dobbiamo assumere di poter vestire i panni di ognuno degli attori coinvolti: giudici, guardie carcerarie, carcerati innocenti e colpevoli, parenti, operai dello stesso settore in cui lavorerebbero, eccetera. Il sistema è giusto e sensato da tutti i punti di vista? Se non lo è, abbiamo individuato un doppio standard.

È un lavoraccio! Una versione semplificata consiste nel chiederci: a parti invertite, troveremmo la faccenda giusta o ingiusta? Che poi sarebbe la famosa regola d’oro: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te stesso.

Come eliminare un doppio standard?

Siccome la morale dipende dal contesto sociale e fa parte della nostra identità, non riuscirai a convincere le persone a cambiare atteggiamento prendendole di petto; rischi solo di inimicarti le persone, te lo dico per esperienza.

Ci sono due strade alternative, faticose ed imperfette, ma è l’unico punto di partenza che posso indicarti.

La prima è sfruttare i principi morali condivisi per indebolire un doppio standard. Ad esempio, se vuoi che un carcerato venga trattato con la stessa dignità di un cittadino libero, potresti far leva sul fatto che tutti gli uomini sono creati uguali e tutti hanno uguale dignità e devono godere dei diritti universali dell’uomo. Puoi anche evidenziare che punire in modo eccessivo può essere controproducente e che l’obiettivo deve essere sempre il reinserimento nella società e non una meschina punizione, altrimenti non siamo certo migliori di chi ha commesso un crimine. Infine, puoi far leva sul fatto che tutti possono sbagliare e crescere dopo aver capito l’errore.

Queste argomentazioni non affrontano il tema di fondo ma provano ad indebolire un sistema in vigore. C’è il pericolo di perdersi in tranelli retorici e creare leggi complicate che portano altre ingiustizie e distorsioni; insomma, non è una soluzione perfetta.

La seconda strada è promuovere una vera educazione morale, basata su solidi principi, affinché tutti siano in grado di individuare i doppi standard, li trovino odiosi e contribuiscano ad abbatterli. Abbiamo millenni di storia e filosofia alle spalle da cui partire e nuovi tasselli vengono aggiunti di continuo. È una strada lunga e faticosa, ma l’unica che potrebbe portarci in un posto davvero migliore!

Copertina by <a href="https://unsplash.com/@claybanks?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Clay Banks</a> on <a href="https://unsplash.com/?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a>