Evolvere o perire
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Ok, hai capito che non ho più voglia di scrivere.

Lo credevo anche io, ma sbagliavo. Non era lo scrivere che mi infastidiva, no. Era il corredo di piccole seccature che accompagnava lo scrivere. Seleziona le immagini, ed ottimizzale, e prepara tweet e newsletter e fai ricerca per SEO, ed abbi una scaletta idonea.

Che palle.

Mi piace scrivere e mi piace predicare. Secondo un mio caro amico questo blog ha mantenuto il mio matrimonio in salute, perché qui ho sfogato la parte più logorroica e fastidiosa di me.

Se però sei qui è perché quelle prediche t’interessano, mentre scommetto che non ti tange molto il resto. Quindi ho fatto un favore ad entrambi: ho eliminato senza pietà quello che sentivo essere di troppo. Selezione innaturale.

Ho eliminato Wordpress, che mi appesantiva nella scrittura e nell’editing degli articoli. Sono passato a Jekyll. Ma che t’importa a te! Beh, t’interessa solo perché ora dovrebbe caricare tutto più rapido e snello.

Ho eliminato l’hosting che avevo. Bello, eh, ma non avevo più voglia di pagarlo né di gestirne le complessità. Son passato a Github Pages, che con un paio di click ti fa avere questo bel articolo nel feed RSS.

A proposito, ho eliminato la newsletter via email, che era una pigna nel sedere da gestire. Ora c’è solo il feed RSS, spero ti piaccia perché non c’è niente altro, né Twitter, né Facebook né Reddit. Gli account sono ancora lì, solo che non me ne farò nulla, salvo chiacchierare a caso e postare immagini oscene sui profili di qualche VIP. Beh, su Facebook neanche quello.

Ho eliminato qualsiasi banner, qualsiasi distrazione dal contenuto e spero così di aver migliorato l’esperienza anche per te.

Ed ora mi sento come quando guardi ad un frigo vuoto e pulito. Ah, si respira!

L’intera questione mi fa venire in mente un certo processo evolutivo.

Passi avanti

Non mi riferisco all’evoluzione darwiniana, non esattamente almeno. Mi riferisco ad un processo che in famiglia ci viene naturale applicare ogni volta che cerchiamo di migliorare un sistema o una procedura.

In una prima fase adottiamo tante novità, esploriamo, testiamo. Aggiungiamo molti ingredienti alla minestra, imparando a conoscerli ed ottenendo qualcosa di piuttosto ricco.

Ad esempio, nella nostra prima casa abbiamo aggiunto parecchia roba in salotto, mobili, sgabelli, quadri. E nei miei progetti lavorativi ho aggiunto mille funzionalità, richieste o meno dai miei utenti. Ed in questo blog avevo aggiunto tanti canali di comunicazione e tante info più o meno utili al di fuori degli articoli.

Dopo un po’ tutta questa abbondanza comincia ad assomigliare al caos. C’è troppo, troppe funzionalità, troppi ninnoli in salotto, toppi banner e cose da gestire. Troppi ingredienti nella minestra. Mi disgusta; ci disgusta. Ci rende pesante godere di quello che era il cuore di ciò che stavamo facendo.

Scatta quindi la fase due, la riduzione: eliminare. Elimini il superfluo. Se sei nel dubbio elimini, avrai tempo per aggiungere ancora. Cambi ciò che non ti piace, che non ti va più bene o che ti costa troppo e torni ad un nucleo pulito, minimale, elegante, semplice.

Un nucleo che ti piace di nuovo, come prima e più di prima.

E quindi nel salotto hai due sedie ed una libreria. E bastano. Nel blog solo gli articoli che scrivi. E son fin troppi. Nei progetti lavorativi solo le funzionalità chiave. Quelle per cui mi pagano.

Ci vuole coraggio, ma è necessario, altrimenti non puoi alimentare un nuovo ciclo di espansione, di esplorazione, cui seguirà un altro giro di riduzione e così via. Con ogni ciclo fai un gradino in più, porti quello che stai facendo ad un nuovo livello e ritrovi il bello di continuare a farlo.

Un ciclo infinito? Macché! Avrà termine prima o poi, ma non certo quando avrò raggiunto la perfezione (spoiler: non esiste!) ma solo quando avrò deciso che non vale più la pena di proseguire, che ho bisogno di fare spazio per altro, che non è più il caso di evolvere ma di lasciare perire un progetto.

Che poi anche fare spazio ha una sua bellezza.