Quella che segue è una lettera destinata a mia figlia e parla di cos’è la morte, di cosa succede dopo la morte (forse) e del perché non dovremmo esserne impensieriti.
Se queste lettere dovessero piacerti, fai girare la voce!
Figlia mia,
Tutti gli esseri viventi sono destinati a morire, tu ed io inclusi. Spesso se ne fa un gran dramma, perdiamo l’occasione di prepararci all’inevitabile ed apprezzare quello che abbiamo preso in prestito: la vita.
Se ci pensiamo bene, cos’è la morte? E perché ci spaventa?
Cos’è la morte
La morte è la fine della vita. Dal punto di vista biologico la morte è il momento in cui il tuo corpo non è più in grado di funzionare e si spegne.
La morte è la permanente cessazione di tutte le funzioni biologiche che sostengono un organismo vivente.
— Wikipedia
Cosa si prova? Nessuno lo sa, ma è improbabile che vi siano sensazioni fisiche di lunga durata, poiché queste dipendono dal funzionamento del nostro sistema nervoso e morendo questo smette di funzionare. Magari si prova qualcosa nella transizione ma sarà temporaneo.
La domanda che turba i più, però, è cosa succede dopo la morte? E qui comincia il mistero…
Cosa succede dopo la morte
Secondo alcune religioni alla fine della vita verremo giudicati e quindi destinati ad una realtà di eterna sofferenza o di eterna beatitudine o altre opzioni più complesse, a volte circolari, vedi Purgatorio o Saṃsāra.
In altre parole, alla fine c’è un esame, come a scuola, e si valuta come ti sei comportata in vita. Paura? Io avevo paura per la prova di disegno alle elementari, dovrei essere terrorizzato!
Queste credenze hanno di buono che potrebbero aiutarti a trovare un significato, darti sollievo, una parvenza di giustizia o fornirti una guida morale in vita. Non sono sciocche stupidaggini, ma sistemi che hanno tenuto insieme civiltà enormi per secoli e che tutt’oggi permeano molti aspetti della nostra società, che tu sia credente o meno. Si tratta di un tentativo serio di provare a spiegare questo grande mistero e al tempo stesso fornire una guida utile al vivere sociale.
D’altro canto, come capita anche a scuola, queste “minacce” ci mettono in soggezione davanti alla morte e possono essere controproducenti poiché ci rendono pavidi davanti alle scelte importanti.
Anche senza una fede religiosa, anzi a maggior ragione in sua assenza, la morte rappresenta la più grande incognita della nostra vita: nessuno è tornato a raccontarci cosa ci sia dall’altra parte.
L’incertezza è qualcosa di fastidioso e spesso spaventoso. Non siamo abituati a gestirla e, quando possibile, siamo disposti a spendere grandi risorse pur di eliminarla o mitigarla. Mai sentito parlare delle assicurazioni?
Siamo talmente avversi all’incertezza che pur di eliminarla seguiamo una credenza religiosa che ci convince poco oppure, come facciamo oggi, facciamo finta che non esista e non ne parliamo affatto.
Affrontare la morte
Quello che dobbiamo fare qui, tu ed io, è capire un poco meglio la morte per non temerla ed affrontarla con coraggio e serenità. Se è inevitabile tanto vale che la vivi bene, no?
Non siamo certo i primi ad affrontare il tema. In antichità, forse anche grazie all’assenza della televisione, si usava meditare questa ed altre faccende serie. Uno dei miei autori preferiti a riguardo è Seneca, ecco cosa ne pensava:
Non temiamo la morte, ma il pensiero della morte.
— Lucio Anneo Seneca
Come sai, la prospettiva che adotti cambia radicalmente il tuo modo di vedere il mondo, quindi eccoti i miei consigli per affrontare la morte cambiando prospettiva a riguardo.
<code>Caro lettore: i consigli che seguono vengono da qualcuno che con la morte ha avuto poco o nulla a che fare, quindi prendi quello che trovi utile e dammi pure dello sciocco per il resto.</code>
Accetta l’inevitabile
“Non è giusto, non lo meritava, era così giovane”… Non sta a noi decidere. Non possiamo decidere. Quello che pensiamo a riguardo non ha rilevanza alcuna, quindi meglio evitare di turbare la nostra esistenza ponendoci questioni per le quali non possiamo dare alcun contributo.
Arrabbiarsi per la morte è come arrabbiarsi per il meteo o il tramontare del sole. Perché lo fai? Ti rendi solo la vita difficile, accettalo! Non significa che non puoi soffrire per la perdita di qualcuno, solo che non ha senso fare resistenza. Fare resistenza rende tutto più difficile. Immaginalo come fare un’iniezione: se resisti è più doloroso.
Abbiamo sempre giocato coi soldi altrui
Non abbiamo fatto nulla per avere la vita, non ne abbiamo merito alcuno.
Possiamo solo essere grati di aver avuto la possibilità anche solo di sfiorare l’essere vivi, che pretese abbiamo? Il biglietto ci è stato regalato, il minimo che possiamo fare è sorridere quando il film finirà.
Come dice ogni sera un tuo anziano zio: “e così, ho scroccato un altro giorno”. O se preferisci qualcosa di più raffinato:
Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io sono particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra.
— Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra.
Boh, mi piaceva questa foto di Nila Maria e serve per spezzare un attimo il ritmo :)
Sii consapevole delle probabilità
Era molto più probabile che tu vincessi il SuperEnalotto dieci volte di fila piuttosto di nascere. Non ci credi? Vediamolo insieme.
Due persone devono incontrarsi e piacersi. In un giorno esatto, decine di milioni di spermatozoi hanno corso per raggiungere un singolo ovulo, uscito in salute e perfetta sincronia per poterli incontrare. Uno spermatozoo lo feconda, il codice genetico delle due cellule si fonde a formarne uno unico, tra gli infiniti possibili. La nuova cellula deve impiantarsi nella madre, crescere in una cavità ristretta per 9 mesi e poi nascere.
Mille cose possono andare storte, ma questa è solo la misera punta dell’iceberg: i tuoi geni vengono dai tuoi genitori, per ognuno dei quali è dovuto accadere la stessa, quasi impossibile, sequenza.
E lo stesso vale per ognuna delle 2 coppie di tuoi nonni, delle 4 coppie di bisnonni, e poi 8 trisavoli, 16, 32, 64… Fino all’origine della vita, 3.9 miliardi di anni fa! [1]
Insomma, è incredibile che siamo nati: abbiamo avuto una fortuna impossibile, solo che non ci sembra tale perché siamo affetti dal pregiudizio di sopravvivenza e vediamo solo chi, come noi, è così fortunato da essere vivo.
Guarda con fiducia agli indizi
Questa la prendo in prestito ancora da Seneca, che se non erro la rubò ad Epicuro: la morte è “non-essere”, ed è qualcosa che abbiamo già provato prima di nascere.
Si stava male, prima di nascere, tu che sei tanto piccola e lo ha sperimentato da poco? Era brutto?
Forse quindi la nostra previsione più raffinata è questa: da morti si sta come prima di nascere. Cosa significhi io non lo so. Potrebbe esserci un intero universo ed una esperienza simile alla vita di cui non abbiamo memoria? Potrebbe esserci eterna beatitudine o dannazione dopo un opportuno giudizio delle nostre opere terrene? Ognuno può trarre le conclusioni che ritiene più sensate o incoraggianti, se c’è giudizio non lo avrai da me.
Quello che possiamo dire è che non abbiamo alcuna prova che dall’altra parte si stia male. Magari son tutti riuniti nell’aldilà e si beffano di noi per le nostre misere angosce, sarebbe bello.
Insomma, figlia mia, non lasciarti intimidire dalla morte e non illuderti di non dover morire mai. Cerca di trarre il meglio da questa esperienza che ci hanno donato, gioisci!
Approfondimenti
Ecco le opere che ho citato nel testo e che hanno influenzato questo l’articolo:
- Seneca, uno dei filosofi classici più facili da leggere e rimasto tra i più moderni. Le sue Lettere a Lucilio sono piene di saggezza e divertenti da leggere. Se invece volete qualcosa di più strutturato, i Dialoghi morali, sempre di Seneca, ne organizzano bene il pensiero.
- Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra. Terzani è stato uno dei più grandi giornalisti italiani, famoso per i suoi reportage dall’Asia. In questo libro racconta l’ultimo capitolo della sua incredibile vita: la lotta col cancro che lo avrebbe ucciso ed il modo in cui finisce per accettarlo.
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Note
[1] Il calcolo del numero di eventi riproduttivi per arrivare ad un individuo sembra piuttosto semplice: in n generazioni, si tratta di 2n accoppiamenti. Tuttavia questa serie esponenziale è assurda: in sole 40 generazioni un individuo avrebbe più di mille miliardi di antenati, ma la stima del numero di persone mai vissute si aggira sui 100 miliardi totali. Il punto è che abbiamo moltissimi antenati in comune, il che rende il calcolo più complesso. Se vuoi approfondire puoi continuare qui.
Copertina by <a href="https://unsplash.com/@andrewaleksandr?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Andrew Johnson</a> on <a href="https://unsplash.com/?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a>
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