Il valore della flessibilità

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Avere flessibilità è desiderabile, ma quanto valore ha concretamente? Provo a quantificarlo sulla mia esperienza.

6 ottobre.

Abbiamo appena trascorso tutta la giornata al mare. Giornata splendida, bel sole ma non afoso. Mare calmo e caldo.

In tutta la riviera non c’era altro che qualche gabbiano e non più di una ventina di persone. Dal lungomare, in alto, sentivamo il passare delle auto e dei camion.

Tizio al lavoro e noi al mare, che fortuna.

Eppure la giornata era partita con tutt’altro tono. Ho per le mani un nuovo progetto ed avevo iniziato a lavorarci. Mia moglie era andata a fare la spesa con la bambina ed è tornata in tarda mattinata con la notizia che non c’era vento ed il mare era limpido ed attraente.

15 minuti dopo eravamo sulle bici, in costume. Il povero laptop solo come un cane nell’appartamento caldo. Lavorerò stasera, forse.

Ah, la flessibilità! Senza dubbio ha un valore, ma riusciremmo a quantificarlo?

Confrontare mele e banane

Ho pensato a lungo a come misurare il valore della flessibilità e sono giunto alla conclusione che non sia possibile farlo in modo obiettivo.

Il problema è questo: la flessibilità non è altro che possibilità di scelta. Poter scegliere è desiderabile ma potrebbe non portare ad alcun vantaggio tangibile.

Facciamo un esempio: c’è solo un fruttivendolo in zona e vende solo mele. Sarebbe meglio se avesse anche banane: più scelta, più flessibilità. Ma se io preferisco le mele non ne avrò alcun vantaggio tangibile. Se invece gradissi anche le banane, come posso quantificare questo vantaggio in modo obiettivo? Impossibile.

Questione troppo soggettiva.

Ciononostante posso provare a dare un’idea del valore che si sblocca quando si aggiunge un po’ di flessibilità alla propria vita.

Per farlo partirò da una situazione piuttosto rigida e scioglierò via via alcuni vincoli, mostrando l’ampiezza delle possibilità che si aprono.

Perdonami per le inevitabili semplificazioni.

Vacanze estive

Prendiamo una coppia sui 30 anni.

Caliamo questo nucleo in una tipica situazione dall’alta rigidità:

  • Entrambi lavorano come dipendenti e le loro ferie sono decise dalle rispettive aziende, dal 1 al 15 agosto inclusi.
  • Risparmi minimi, ma nessun affanno finanziario.
  • Entrambi sono stanchi e stressati ed hanno necessità di ricaricare le batterie nel periodo di ferie.
  • L’ambiente in cui vivono è urbano e poco gradevole.

Non so voi, ma qui io ci vedo poche possibilità. Si può decidere se andare a fare le vacanze al mare, in montagna o beccarsi il caldo in qualche città d’arte. In tutti i casi bisogna stare entro un budget ristretto. In ogni situazione ci sarà in vacanza tanta gente: code assicurate, prezzi alti, meno possibilità di scelta, necessità di prenotare in anticipo, caos.

Magari a qualcuno piace o magari si sarebbe comunque andati dalla famiglia d’origine e non ci sono costi né code né caos. Ma è probabile che per molti ci siano delle rinunce da fare.

Scelta: 7 giorni d’agosto in appartamento a Riccione.

Vacanze quando vuoi

Rilassiamo uno dei vincoli: la nostra coppia tipo può prendere ferie quando vuole. Che prospettive si aprono?

Con quello che si spende per una settimana ad agosto non è difficile fare un intero mese ad ottobre, o 15 giorni a settembre. Meno gente, meno caldo, più opzioni.

Possiamo scegliere località più belle o interessanti e sistemazioni più comode.

Scelta: 15 giorni di settembre a Creta.

Più energie e salute

Rilassiamo un altro vincolo, quello dello stress. Se avessimo un buon equilibrio tra lavoro e tempo libero, avremo anche più tempo ed energie da spendere nell’esperienza di viaggio.

In tal caso si sbloccano altre possibilità: campeggio, case vacanze più economiche ma con meno servizi, gite on the road, backpacking, cicloturismo ed avventure sportive. Aumentano le possibilità per crearsi un ricordo grandioso ed originale invece della solita vacanza in resort.

Scelta: 15 giorni, Andalusia on the road.

Lavoro da casa

Qui si aprono possibilità enormi. La prima è il trasferirsi in vacanza: invece di vivere in zona urbana, vicino alla sede di lavoro puoi vivere ovunque, purché con discreti servizi. In un borgo montano, ad esempio, oppure in riva al mare.

Si apre anche la possibilità del nomadismo digitale: vivere e lavorare per lunghi periodi da diverse parti del mondo, assecondando i propri interessi o il clima o il costo della vita.

Scelta: 280 giorni in montagna, 65 al mare, 20 on the road.

Lavoro quando vuoi

Se si viene pagati per il valore che si crea, non per trascorrere un totale di ore facendo quel che ci impongono, allora potremmo organizzarci in modo ancor più flessibile, di fatto espandendo le ferie o facendole quando le condizioni meteo sono ideali.

Un po’ come la mia giornata al mare: c’erano le condizioni per farla ed ho potuto coglierla grazie alla flessibilità di lavorare quando voglio. Molto spesso il collo di bottiglia nel godersi le cose è proprio una scarsa flessibilità.

Quando piove o non sono dell’umore, invece, posso darci dentro col lavoro, creandomi lo spazio per fare quello che voglio quando le condizioni saranno ideali. Ne guadagna anche il mio lavoro: se non sono ispirato e produttivo vado al mare; quando torno sono carico a molla.

Scelta: 280 giorni in montagna, 65 al mare, 20 on the road. 100% bel tempo e produttività ai massimi.

Sabbatici

E se smettessimo di lavorare del tutto? Difficile ma fattibile, come spiegato in quel vecchio articolo. Tuttavia non è detto che non si possa ottenere lo stesso effetto con un anno sabbatico o passando al lavoro in proprio, senza per forza smettere di lavorare. Se il lavoro è bello e ci piace, dopotutto, perché smettere?

Scelta: 280 giorni in montagna, 65 al mare, 20 on the road. 100% bel tempo, produttività ai massimi ed un anno di backpacking in giro per il mondo.

Ricchezza

A questo punto dovresti aver notato il grande assente: i soldi. Salvo una piccola condizione nel punto iniziale, non li ho mai aggiunti all’equazione.

Eppure i soldi aiutano. Possono permetterci di prenotare comunque un bel posto esclusivo ad agosto o aiutarci a trovare il lavoro migliore e più flessibile ma magari pagato un poco meno. Ci possiamo permettere qualche lusso aggiuntivo o, se siamo finanziariamente indipendenti, potremmo smettere di lavorare del tutto. Sabbatico infinito.

Scelta: 100 giorni in montagna, 100 al mare, 165 on the road. 100% vacanza.

Ma allora perché non ho considerato prima la ricchezza?

Partiamo dalle origini: i soldi o ce li hai di famiglia non non ce li hai. Se ce li hai allora che stai leggendo a fare? Vai a divertirti.

Se non li hai potresti anche farli. Ma per farli devi lavorare sodo ed in modo intelligente e devi pure essere fortunato. Non esistono scorciatoie, puoi solo aumentare il rischio.

Quindi per fare i soldi, e sbloccarne la relativa flessibilità, dovresti sacrificare parte della tua vita, la parte migliore, quella in cui hai più energie e curiosità. Non so se vale la pena fare quello scambio.

Visto il rischio per acquisirla, il sacrificio necessario ed il beneficio relativamente limitato, la ricchezza è, secondo me, tra gli ultimi elementi da aggiungere per godere di più flessibilità.

Ce ne sarebbe un altro da considerare prima.

Famiglia

I figli sono un lavoro a tempo pieno, anzi, 24/7. Non ci sono ferie e non ci sono permessi per malattia. La rigidità che portano nella tua vita è enorme, dalla riduzione delle energie all’impossibilità di fare moltissime cose, fino agli ovvi costi finanziari.

Le relazioni in genere introducono rigidità, che cresce esponenzialmente all’aumentare delle relazioni che hai. Mai provato ad organizzare una cena mettendo d’accordo 20 persone? Ecco.

Le relazioni sono anche la fonte delle più estreme gioie e delusioni, per molti sono irrinunciabili, quindi non ti sto dicendo affatto di privartene, ma solo di valutarle bene anche sotto l’aspetto della flessibilità.

Assicurati che le relazioni che coltivi e gli impegni che ti assumi facciano per te, perché poi limiteranno la tua scelta. Insomma, assicurati che le mele ti piacciano prima di distruggere tutti gli altri frutteti!