vivere il presente
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Penso sia capitato a chiunque, anzi, ho idea che sia il modo di funzionare di base del nostro cervello iper-stimolato: stai facendo l’attività A, e non puoi fare molto altro, eppure continui a pensare all’attività B che dovrai fare in futuro o che vorresti fare ora ma non puoi.

Ad esempio: sto giocando con mia figlia, è un gioco divertente e lei è tenerissima, ma la mia mente continua a pensare a quel progetto di lavoro che dovrò chiudere appena tornato alla scrivania.

Oppure sono al lavoro, impegnato in un meeting, e penso a quel modulo che stavo debuggando prima che iniziasse il meeting e che ormai non potrò toccare fino a lunedì. O più probabilmente penso alle formazioni per la partitella di calcetto coi colleghi dopo il lavoro. A giudicare dalle facce attorno al tavolo non sono il solo.

Non importa se quello che stai facendo è gradevole o meno, importante o meno, la tua mente vaga, le tue ansie ti portano ad arrovellarti su cose che non puoi affrontare adesso, e finisci per perdere davvero il tuo tempo: non vivi il presente e non puoi fare nulla per il futuro a cui pensi.

Quando riesco a liberare la mente da queste ansie sono più efficace, più produttivo, più presente e più vivo. Anche decisamente più gradevole, mi dicono. Più paziente e più curioso. A fine giornata sono più sereno, meno stanco e più soddisfatto. È chiaro che vorrei riuscirci molto più spesso, quindi sto cercando modi, strategie per essere quanto più presente possibile, per vivere il presente e non sprecare neanche un momento. Ah, impossibile, qualche momento lo sprecherò sempre, ma posso di certo fare molto meglio di quanto faccio ora.

Questo post vuole essere un riassunto di quello che ho scoperto finora su come vivere davvero il presente.

Un sacco di orologi ansiogeni

Scaricare il cervello

Anni fa, cavolo, ormai più di mezzo decennio almeno, ho fatto il primo passo: leggere Get Things Done di David Allen (in italiano Detto Fatto). Nel libro l’autore descrive bene il mio problema. Il nostro, se non ti ho ancora perso. Egli elabora un sistema di produttività completo, a volte troppo completo, per tirar fuori dal suo cervello tutti i pacchi futuri, tutti le possibili cose da fare, idee, impegni, preoccupazioni, note. Una volta estratte dal proprio cervello ed inserite in un sistema affidabile, dice l’autore, il subconscio si acquieta, il cervello accetta di non pensarci oltre e ci si può dedicare a ciò che si sta facendo.

Il sistema funziona anche, l’ho usato in diverse salse, adattato a me, per anni. Però a volte è tedioso e complesso. E devi sempre avere un’agenda dietro, o il cellulare. Soprattutto, dopo qualche anno avevo scaricato nel sistema talmente tanta roba (in francese: merda) che gestirlo richiedeva un notevole sforzo, per cui ho finito per snellirlo piano piano fino a dismetterlo quasi del tutto.

Ma questo sono io, ad altri il sistema potrebbe davvero giovare, provalo se vuoi, è interessante anche solo come spunto.

Meditare

Ormai la meditazione sta definitivamente uscendo dalla sfera del putrido new age da fricchettoni ed entrando nella ricerca medico-scientifica di un certo spessore. Pare proprio che funzioni, che permetta di mantenere più focus o, meglio, di riportare il focus sul presente in modo più veloce e con meno sforzo. Che poi sarebbe il meglio che possiamo fare, visto che tutti ci distraiamo di continuo, specie oggi che ci alleniamo ad accorciare la nostra soglia dell’attenzione tramite Shorts, TikTok e Stories varie.

Ci ho provato, a dire il vero l’ho fatto anche per un bel po’ di meditare tutti i giorni. Poi gli impegni hanno preso il sopravvento ed invece di lavorare per mantenere la buona abitudine sono diventato meno disciplinato e più distratto. Più stanco, anche, ma niente scuse, qua devo rimettermici.

Se non hai mai provato, trovi ovunque app, guide, articoli, libri. Non dovrebbe essere difficile partire. Se sei diffidente, potresti partire dalla puntata di Huberman Lab sulla meditazione, vedi tu.

Flusso

Giocatrice di scacchi concentrata

Abbiamo tutti provato, più o meno spesso, quella sensazione di concentrazione profonda facendo un lavoro. Lo chiamano flusso, flow, è uno stato mentale molto particolare. Capisci di esserci stato perché guardi l’orologio e… “Cavolo! Sono passate già due ore”. Il tempo vola e l’attenzione è tutta dedicata a quello che stai facendo. Potrebbe mangiarti un leone nel frattempo e non ti accorgeresti di nulla. È una bella sensazione, devo dire. Il flusso, non l’essere mangiato da un leone.

Come fare per entrarci, nel flusso? Beh, non c’è una ricetta magica, che io sappia. Però alcuni ingredienti favoriscono quello stato mentale.

No distrazioni. Chiaro, ovvio, banale. Se hai un pupo di 3 anni che batte un mestolo su una pentola dietro la sedia dell’ufficio non hai modo di entrare nel flusso. Ed allo stesso modo se il tuo smartphone squilla, o tu controlli il risultato della partita, o lavori con la TV accesa. Ti serve un ambiente privo di distrazioni. Se non hai mai provato il flusso, guarda a quel rettangolo di vetro che tieni sempre in tasca, probabilmente c’entra qualcosa. Magari spegnilo.

Poi il compito, che non deve essere né troppo difficile, frustrante, né troppo facile, noioso. La giusta via di mezzo, stimolante ma non impossibile. Se poi è qualcosa che ti riesce bene, che ti piace, meglio. Meglio più che altro perché sarà più facile che gli dedichi il tempo che serve, che avvii l’attività invece di procrastinare.

Infine: inizia. Nel senso che se ti fai mille pacchi e strategie ma non cominci una attività non potrai mai entrare nel flusso. Devi partire, anche se è difficile. Spesso una volta partiti si scivola nella concentrazione profonda senza nemmeno accorgersi.

Contestualizzare

Gran parte dei pacchi che ci tiriamo e che ci distolgono dal presente, qualcuno le chiama seghe mentali, sono ridicoli.

Temi di morire. Ma va! Che sorpresa deve essere stata scoprire che dovrai morire, quale spoiler!

Temi di finire sul lastrico o perdere il lavoro. Di avere fame e freddo. Di far mancare alla tua famiglia ciò che le serve.

Quanto è probabile? No, non ti chiedo una percentuale tirata fuori dal cilindro, non illuderti di poterla davvero valutare. Piuttosto, considera il percorso che ti porterebbe a finire in quella situazione e quindi concentrati sul ridurre il caso pessimo. Fatti una lista di quello che puoi fare per evitarlo, mettila in pratica e bon, vivi in pace.

Ti toglierà tutte le turbe? No, lo dico per esperienza. Io ancora temo cose che, ragionevolmente, non si verificheranno mai e per le quale ho già messo in pratica quello che potevo fare per evitarle. Però aiuta. Ed aiuta anche capire il contesto più generale in cui quelle turbe si collocano.

Esempio terribile: temo che una persona a cui tengo muoia. Beh, se c’è qualcosa che posso fare per ridurre le chance che ciò accada lo faccio. Poi, siccome la turba ci sarà ancora, cerco d’inquadrare cosa implica la morte di una persona. Ragiono sul fatto che è una cosa naturale ed inevitabile. Che una volta che ho fatto del mio meglio non c’è null’altro da aggiungere. Che le mie preoccupazioni, lungi dall’allungarle la vita, tolgono spazio ed energie al nostro godere del tempo insieme. Insomma, cerco di capire bene come stanno le cose, senza preconcetti o idee stupide.

Il più delle volte la realtà è più bella di come la dipingiamo, e comunque non possiamo fare molto per cambiare le sue parti più crude. E poi c’è il fatto che, rispetto a qualcosa come il 95% degli esseri umani mai esistiti, noi stiamo davvero alla grande.

Spezzare i compiti

Puzzle

Questa me l’ha ispirata il mitico Beau Miles. Ha deciso di correre una maratona, percorrendo un miglio ogni ora, quindi nel corso di 24 ore (3 miglia la prima ora per arrivare alle 26 e rotte necessarie). Nei buchi di tempo si è impegnato a fare quante più cose possibili di una lunga lista di cose da fare che rimandava da tempo.

La natura della sfida gli imponeva di spezzare i compiti in piccole unità, perché ogni ora precisa ci sarebbe stata una grossa interruzione, per correre. Eppure è riuscito a fare una marea di cose, incastrate in quei ritagli di tempo. Finita una ne avviava un’altra. Sequenziale. “Ho 10 minuti, di questa mia lista, che cosa posso fare?” Boom, e lo faccio, senza pacchi, concentrato, presente.

Mi è sembrato un approccio interessante, applicabile anche alle mie giornate tipo. Semplicemente spezzi i vari compiti in faccende più piccole, facili da iniziare, concrete, con un chiaro risultato. Le esegui una dietro l’altra e vai a bomba.

Non saprei dirti se funziona davvero, ma sto provando e promette bene.

Conclusione

Post più lungo del solito, questo. Per riassumere:

  • La nostra mente tende a vagare su faccende future che non possiamo fare ora, contaminando il nostro vivere presente.
  • Per evitarlo ci sono diverse strategie che, combinate, aiutano a vivere il presente con più intensità e meno seghe mentali. Scaricare il cervello con un sistema organizzativo, meditare, contestualizzare, favorire lo stato di flow, spezzare i compiti.
  • Non riusciremo ad essere sempre presenti e privi di turbe, non facciamoci un pacco pure di quello che qua non ne usciamo più.

Dato che ci sono, qualche consiglio per approfondire:

Beh, come salutarci? Direi augurando ad entrambi di vivere un po’ di più il presente. Se ci pensi bene è l’unico tempo che puoi davvero vivere.