Scegli il sentiero, non la vetta
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Amo passeggiare in montagna.

Tra i montanari che camminano spesso nelle mie zone riusciamo ad individuare al volo l’escursionista della domenica.

No, non è l’abbigliamento Decathlon. Lo uso anche io, non è male.

È per l’ossessione della meta.

Nessuno viene qui da Milano, facendosi ore di strada nel traffico, per “fare due passi sulle montagne”. Hanno tutti scelto una meta: la vetta della tal montagna, il rifugio sul versante più esposto, il laghetto in quota.

Visualizzano con chiarezza la destinazione. Ne assaporano il gusto, così come visto nelle foto sul web: soli, in pace, col solo rumore dell’acqua che scorre, le marmotte che lanciano le loro grida e le aquile che volteggiano nel cielo terso.

Poi si trovano nel solito carnaio di escursionisti che ha scelto quella stessa destinazione e la differenza con Parco Sempione non si nota più di tanto.

Piatto rottoFoto di CHUTTERSNAP.

Aspettative infrante.

La vetta ed il sentiero

Il montanaro, di solito, non parla troppo della vetta. Ci siamo stati tutti più volte, non ha più nulla di speciale.

Parliamo del sentiero, del percorso che abbiamo seguito, di come era il tempo e la strada, di chi c’era con noi.

Passiamo il 95% del tempo sul sentiero, sudando, faticando, ascoltando la natura, chiacchierando.

Solo il 5% del tempo è speso in vetta, un piacere incerto e fugace.

Ci sarà tanta gente? Nebbia? Freddo? Magari è perfetto, ma raramente lo è. Il sentiero, invece, è una sicurezza. Ci sarà sempre un certo tipo di fatica, la compagnia che hai scelto in partenza, un insieme di sensazioni dall’ambiente.

Spesso, il sentiero è anche molto bello, con scorci fantastici, immerso nella natura e poco disturbato dalla gente: anche nei giorni più trafficati c’è sempre un sentiero poco frequentato. Al più condividi la salita con qualcun altro, oppure ti fermi un momento e lo lasci andare avanti per riprendere la tua salita in pace.

Il sentiero è reale, stabile, sotto il tuo controllo. La vetta è illusoria.

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Scegliere gli obiettivi

Nella vita facciamo spesso come l’escursionista della domenica: c’innamoriamo della idea della vetta, ci creiamo moltissime aspettative ed ignoriamo bellamente il sentiero che ci porterà in cima.

T’immagini con tua figlia di 8 anni mentre le mostri la Monna Lisa al Louvre e lei la guarda incantata, innamorata dell’arte. Non vedi la fatica che ti porterà lì, non consideri che a tua figlia potrebbe non interessare affatto quello che hai deciso tu. E non vedi le fatiche che ancora ti aspettano.

T’immagini a suonare la chitarra con Bruce Springsteen, osannato dalla folla. Non vedi le decine di migliaia di ore di esercizio senza guadagnare un soldo e la fatica per farti conoscere. E le pressioni che dovrai sopportare una volta raggiunto il successo.

T’immagini benestante, capo di molti e ben pagato. Non vedi i sacrifici necessari, la politica, il tempo tolto ai tuoi cari ed alle altre tue passioni, i fine settimana al lavoro, i signorsì e le leccate di piedi che ti ci porteranno. E lo stress ed il vuoto una volta raggiunta tale posizione.

Insomma, immaginiamo le vette, le idealizziamo, trascuriamo gli aspetti negativi, dimentichiamo che il loro piacere è fugace ed incerto.

Soprattutto, non consideriamo la lunga strada che dovrebbe portarci alla meta.

Persone lungo un sentiero di montagnaFoto di Ted Bryan Yu.

Scegliere il percorso

Come il montanaro navigato, non dovremmo dare troppo peso alla vetta. Dovremmo, invece, scegliere con molta cura il sentiero.

Ripeto: è lì che passerai il 95% del tempo e dove spenderai il 100% delle fatiche. Se il sentiero non ti piace hai fatto un pessimo affare!

Scegli un sentiero che ti aggrada, che fa per te, che vuoi percorrere giorno dopo giorno. Infischiatene delle vette.

Scegli di fare carriera se la cosa ti appassiona, se godi della fatica, delle responsabilità, se ti piace fare il leader quando serve ed il gregario per gran parte del tempo. Se non disdegni la politica e fare qualche sgambetto di tanto in tanto.

Scegli di fare figli se ti piace prendertene cura, capirli, preparare loro l’ambiente senza manipolarli o costringerli, se ti piace osservarne gli sviluppi in libertà, senza pressioni o aspettative. Se sei disposto ad avere pazienza ed accettare le loro scelte ed i loro limiti.

Scegli di fare il musicista se non ti pesa dormire sui divani e mangiare panini con la mortadella, se godi ogni volta che devi imparare un nuovo passaggio, se avere a che fare con la gente ti carica ed ami la connessione con la gente. Se promuovere la tua arte è una gioia e non ti pesa il rifiuto.

In fondo, la vetta ultima che siamo chiamati a raggiungere è la stessa per tutti. Tanto vale che scegli il sentiero che più ti piace.

Approfondimenti

  • L’idea di scegliere il percorso e non l’obiettivo deriva da La sottile arte di fare quello che c***o ti pare di Mark Manson. Ha tanti buoni spunti fuori dal coro ed un linguaggio colorito che mi ha divertito. A tratti, però, è vago e poco profondo, comunque lo consiglio.
  • Sulla ricerca di una via e del relativo significato consiglio spesso L’uomo in cerca di senso di Viktor Frankl.

    Copertina di Ben Lowe.