Guerre inventate
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Le nostre teste sono piene di pensieri. Abbiamo chiamato questo fenomeno ruminazione ed abbiamo già visto che è difficile prevenirla. Abbiamo anche visto che, con alcune pratiche come la meditazione possiamo diventare bravi a lasciarci alle spalle i pensieri che non servono.

Nella mia testa i pensieri più comuni riguardano conflitti con altre persone. Il 99% di questi conflitti è del tutto immaginario.

Vedo una cacca di cane abbandonata in strada e parte il viaggio allucinato: installo una foto-trappola sulla scena del crimine, individuo il cattivo di turno, mi apposto come un cecchino Viet Cong ed appena lo avvisto mi lancio in una lunga ed elaborata sfilza di insulti. La scena si conclude o con l’ammissione di colpa e le scuse sentite da parte del malfattore oppure, troppo spesso per essere salutare, con l’impatto della parte superiore della mia scarpa sul suo sedere flaccido.

Considerando che le nostre città sono piene di cacca di cane il mio viaggiare nelle guerre inventate sta diventando un lavoro a tempo pieno.

Tra parentesi: so che sembra incredibile ma, nonostante la pastorizia molto diffusa nella zona in cui vivo ed il caratteristico odore pungente, la cacca di mucca mi da meno noia di quella di cane. Si, signore vacche, parlo di voi.
Foto di Daniel Quiceno M.

Non posso continuare a perdere energia vitale in attività così negative quindi ho elaborato una soluzione. Prima di parlarvene devo introdurre un concetto chiave.

Sfere d’influenza e d’interesse

La distinzione fra sfera d’interesse e sfera d’influenza è vecchia di qualche millennio, a memoria credo sia frutto del pensiero stoico. Il concetto è semplice: tutti i nostri pensieri possono rientrare in due sfere distinte.

La sfera d’interesse contiene tutto quello che impatta le nostre vite, e che quindi, in qualche modo, ci interessa. Ad esempio l’esame che dobbiamo sostenere domani, il meteo, la relazione con nostra madre, le possibilità di una guerra nucleare.

La sfera d’influenza, invece, contiene solo le cose che possiamo influenzare. Possiamo studiare per l’esame e chiamare mamma, mentre non possiamo fare molto per il vento forte previsto domani.

Guai a confondere le due sfere!

C’è altro: non tutto è influenzabile allo stesso modo. La nostra influenza nel sistemare il termostato di casa nostra è diversa da quella che abbiamo nel risolvere la questione del cambiamento climatico. Possiamo dire che abbiamo più o meno leva a seconda del problema da affrontare, delle nostre capacità e della situazione in cui ci troviamo.

Datemi una leva e solleverò il mondo

— Archimede quando voleva farsi bello

Torniamo agli escrementi.

Per qualche motivo la questione delle cacche di cane disseminate nel mio bel borgo mi turba. Vorrei vedere strade pulite e prati rispettati e poter guardare le nuvole invece di dover controllare ogni passo. La questione è nella mia sfera d’interesse e per questo mi torna spesso in mente.

So anche che posso avere un impatto sul problema. Potrei pressare il sindaco, protestare, denunciare la cosa alla polizia locale. So di poter fare qualcosa e ciò peggiora la situazione poiché sento la colpa di non fare abbastanza.

Adesso che abbiamo tutti gli ingredienti vediamo come gestire questi pensieri.

Il flusso

Innesco: noto una guerra inventata, un conflitto che va in scena nella mia testa.

Ho intenzione di farci qualcosa?

Dipende da quanto la cosa mi influenza e da quanta leva ho per influenzarla.

Se la risposta è affermativa allora basta paturnie che ho da fare: creo un piano d’azione ed eseguo. Tengo il piano da parte, nel cassetto delle guerre, poiché mi tornerà utile quando si ripresenterà lo stesso conflitto: “ho già un piano, non ci spreco altro tempo!”

Se la risposta è negativa non faccio proprio nulla. La faccenda non mi riguarda e posso dimenticarla.

Torniamo agli escrementi. Si, di nuovo.

Ho intenzione di risolvere la cosa?

L’impatto sulla mia vita è modesto. Di rado pesto qualche cacca, mia moglie devia la mia traiettoria con sagge spallate quando serve e la puzza è inesistente. Alla vista non è un granché ed è triste pensare a come viene trattato il bene pubblico, come se le strade non fossero di nessuno. D’altro canto capisco che tanti non si rendono nemmeno conto del fastidio che provocano. Sono solo stanchi e distratti, non malvagi.

Ora vediamo quanta leva ho:

  • Non conosco nessuno in comune, alla polizia o al giornale locale;
  • Non ho foto-trappole, dovrei comprarle apposta e non so se sia legale installarle in luogo pubblico;
  • Non sono alto né minaccioso, la giustizia fai da te è fuori discussione.

Bene, direi che non vale la pena di perdere il mio tempo su questo problema. Ho tanti altri progetti interessanti per le mani che meritano la mia attenzione e su cui posso avere un impatto più grande.

Ecco fatto, problema risolto. Cacche di cane per strada, non siete più affare mio. Adesso che ho chiara la cosa posso stare più tranquillo e mi risulta più facile lasciarmi alle spalle le guerre inventate sul tema la prossima volta che torneranno. Chissà, magari un giorno scompariranno del tutto, rimpiazzate da qualche nuova follia.

Vediamo un altro caso, sempre a tema canino.

Il pastore tedesco del mio vicino di casa abbaia più o meno di continuo. Abbiamo già fatto presente la cosa al padrone più volte e questo ci ha promesso di risolvere, cosa che non ha fatto, chiaro.

Ho intenzione di risolvere la cosa?

L’impatto sulla mia vita è moderato. Mi infastidisce perché sta proprio davanti alla finestra del salotto, dove lavoro, e qualche volta ha svegliato mia figlia il che mi fa diventare verde come Hulk.

Ecco le mie leve:

  • Il cane sta su un giardino su cui affacciano due condomini. Potrebbe dare fastidio a circa 10-15 famiglie, sufficiente per essere reato di disturbo alla quiete pubblica. Tale reato può essere denunciato alla polizia, che si occuperebbe di tutto: non devo assoldare avvocati né sporcarmi le mani, mi basta un’oretta per esporre querela e basta;
  • La polizia potrebbe impiegare mesi per risolvere la faccenda, ma alla fine il costo è nullo e l’impegno molto scarso. Al peggio la situazione rimane così com’è;
  • L’idea di venire indagati non è piacevole, posso sfruttarlo.

Mi pare di avere molta leva: con poco sforzo (lettera di diffida, eventuale querela) posso ottenere molto (intimidazione del trasgressore, intervento della polizia).

Decido di agire: mando una lettera di diffida al padrone del cane, con termine di 15 giorni. Se la questione non è risolta vado dalla polizia, cosa che gli scrivo chiaramente in lettera. In modo educato, ovvio.

Scritta la lettera, spedita con raccomandata A/R, atteso 4 giorni per la ricezione e… dopo 48 ore il cane non abbaia più in modo ossessivo! Immagino abbia usato un collare anti-abbaio ma non sono affari miei, a me basta non sentirlo più.

Problema risolto. Niente più fastidio, niente più pensieri e niente più guerre inventate.

Eh, magari! Foto di S Migaj.

Comunque, il metodo si sta dimostrando valido. Se lo provate fatemelo sapere nei commenti.

Copertina di <a href="https://unsplash.com/@mirapolis?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Dave Photoz</a>.