Creare contro consumare
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Creare procura una soddisfazione più grande e duratura. Consumare, però, è meno faticoso.

Da due anni a questa parte, da quando abbiamo acquistato casa, abbiamo dedicato molti sforzi al fai da te. In casa nostra sono entrati solo tre professionisti. Due hanno fatto danni, l’altro il minimo indispensabile. A parte l’installazione della nuova caldaia, che per legge ed ovvi motivi (?) non possiamo improvvisare, tutto il resto dei lavori li abbiamo fatti da noi, con l’occasionale aiuto di qualche parente. Non scenderò nel dettaglio, ma ci tengo a precisare che non si è trattato solo di lavori banali.

Il fai da te è un atto di creazione, come può essere cucinare, crescere un figlio, coltivare una relazione o un orto oppure sviluppare delle competenze. Ogni atto di creazione comporta delle emozioni, che di solito si sviluppano in un percorso simile.

Si parte da una fase di progetto.

In principio c’è il desiderio: Oh come sarebbe bello un lampadario a soffitto in salotto al posto di quella lampada a terra!

Segue un’analisi della situazione e lo studio della materia: Dove passano i fili? Devo fare lavori murari? Cosa mi serve? Come si fissa un lampadario al soffitto? Dove voglio gli interruttori?

La fase di progetto può essere laboriosa e lenta, specie se non si è del mestiere, ma è anche entusiasmante. Vedi le possibilità che hai, impari tanto e ti diverti. Senti il progetto come una tua creatura, lo immagini e non vedi l’ora di vederlo realizzato. Soprattutto, non ti costa nulla se non il tuo tempo.

Dopo la fase di progetto c’è l’implementazione.

Qui il dubbio nasce puntualissimo. Magari ho commesso un errore, oppure ci sono dei fallimenti iniziali. Ma non doveva arrivare qui la canalina coi fili? Sto facendo una marea di fori sul soffitto e non trovo nulla!

Il momento del dubbio, accompagnato dalla fatica per realizzare il progetto, è il punto più basso del ciclo. Stai per gettare la spugna e chiamare l’elettricista più vicino, pronto ad umiliarti e chiedergli perdono.

In questi anni abbiamo imparato a non cedere ai primi ostacoli. È forse questo l’unico segreto del creare: essere consapevoli che il dubbio e la fatica ci saranno sempre ma che vale la pena affrontarli e superarli con le proprie forze, salvo casi eccezionali o pericolosi.

Dopo il dubbio, infatti, quando lo si è superato ed il lavoro giunge al termine, compare sempre una soddisfazione particolare, diversa da qualsiasi altra. È una sensazione di orgoglio duratura che ti accompagna per anni. Nessuno si emoziona quanto noi a vedere il lampadario del salotto, poiché per noi rappresenta un successo e starà lì a ricordarcelo. Diventa un monumento alla nostra intraprendenza e tenacia.

Ecco il ciclo della creazione

Il ciclo del consumo

Consumare è un’attività molto diversa, seppure abbia spesso lo stesso obiettivo finale. Vi siamo stati educati fin da bambini e quindi è probabile che non l’abbiamo mai analizzata.

Il ciclo inizia in modo identico, con lo stesso desiderio.

Ma subito diverge su una strada meno soddisfacente. Il progetto, invece di prevedere studio ed una approfondita analisi della situazione, si riduce al trovare un professionista, dirgli quello che vogliamo, sentire il prezzo da pagare ed attendere che possa venire a fare il lavoro. Non si impara molto, salvo quanto costa la manodopera nell’edilizia e come abbinare i colori del lampadario con la tinta delle pareti.

Dopo la fase di progetto c’è la fase di realizzazione: si fa entrare chi deve fare il lavoro, ci si defila e si pulisce quando hanno finito. Non è gradevole, ma la fatica è limitata. A capo di qualche ora ti ritrovi col lampadario nuovo che hai tanto desiderato, uguale a quello che avresti ottenuto col fai da te.

Solo che… non ha una storia, è un lampadario come un altro, installato da un professionista. Paghi e dopo qualche settimana sei punto a capo: l’adattamento edonistico ha fatto il suo corso e quel lampadario non ti da alcun piacere. Quando lo vedi ti ricordi della seccatura dell’aver pulito e di quanto lo hai pagato. A stento ne apprezzi la comodità.

Per trovare nuova soddisfazione devi cercare la prossima occasione di consumo e ripetere il ciclo, senza fine.

Confronto

Meglio consumare o meglio creare? Vediamo i due grafici a confronto e tiriamo qualche conclusione.

Creare ci lascia una soddisfazione duratura, orgoglio e nuove competenze ma costa più fatica. Consumare, dal canto suo, risolve il problema con poco sforzo ma non riesce a darci la stessa soddisfazione duratura.

La nostra politica, oggi, è di seguire la strada della creazione quanto più spesso possibile ed appoggiarsi al consumo solo quando davvero necessario. Per fare ciò dobbiamo fare attenzione: la creazione è un atto consapevole, che richiede sforzo ed ha sempre qualche fase sgradevole in mezzo nella quale rischiamo di pentirci della missione che abbiamo intrapreso.

Per diventare dei creatori dobbiamo identificarci come tali, essere consapevoli che avremo dei dubbi, che faremo fatica e ce dovremo affrontare gli errori. Senza questa decisione è facile scivolare nella spirale del consumo, non uscirne più e pensare che sia l’unica via. Si tratta di uno sforzo tutto sommato piccolo, che vale la pena fare.

E se non si ha tempo?

È evidente che, il più delle volte, creare richiede più energie e tempo rispetto a consumare.

Supponiamo di non avere abbastanza tempo, dobbiamo chiederci: perché? Se è perché abbiamo assoluto bisogno di lavorare per arrivare a fine mese allora consumare non ci tirerà fuori dai guai. È un po’ come risolvere i propri problemi finanziari con un prestito: è raro che sia di aiuto, il più delle volte peggiora le cose.

D’altro canto esistono situazioni in cui consumare è necessario o utile, sia che si tratti di dare in appalto i lavori di casa, sia che si tratti di comprare la torta del Mulino Bianco invece di cucinare noi. Ad esempio, se proprio detestiamo i lavori manuali è inutile renderci miserabili solo perché dobbiamo creare. Meglio in tal caso delegare e dedicarci a qualcosa che ci soddisfa di più.

Oppure potremmo trovarci in una situazione in cui le nostre energie sono scarse, magari per un periodo limitato. È quello che sta succedendo a noi dalla nascita di nostra figlia: per i primi mesi addio torte fatte in casa e benvenuti biscotti industriali.

Alla fine l’ideale è prendere il meglio dei due mondi, senza essere troppo rigidi con noi stessi o gli altri ma neanche facendo scelte automatiche che non ci favoriscono.

Copertina di <a href="https://unsplash.com/@bkaraivanov?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Bozhin Karaivanov</a>.