La formula per la ricchezza
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Che cosa significa ricchezza? Contrariamente a quello che pensiamo non riguarda solo le nostre risorse, ma i confronti che facciamo.

Ho questa strana voglia di controllare la definizione di qualunque cosa e snocciolarla sul blog. Strano feticcio il mio, quello di trovare il vocabolario così interessante.

Comunque, oggi ce lo risparmiamo: cerchiamo di definire noi che cosa sia la ricchezza.

A prima vista si tratta del possesso di abbondanti risorse materiali tali da soddisfare tutti i propri bisogni. Una sorta di indipendenza finanziaria, ma più abbondante.

Eppure qualcosa stona.

Prendiamo Re Sole, Luigi XIV di Francia. Penso che siamo d’accordo nel dire che egli era ricco, forse l’uomo più ricco del mondo a quei tempi. Eppure non aveva acqua corrente calda in casa, faceva i bisogni in un secchio, che fosse dorato o meno poco importa, e veniva portato a spasso sì da un autista personale, ma su un mezzo lento e puzzolente. Se si affacciava al finestrino della carrozza poteva annusare le flatulenze dei suoi cavalli, altro che la marmitta catalitica della mia vecchia Panda. Eppure noi diciamo che era ricco.

John D. Rockefeller è ritenuto l’uomo più ricco della storia, ma anche lui aveva le sue miserie materiali: si muoveva in strade per lo più sterrate e non viveva certo in una abitazione classe energetica A con riscaldamento autonomo.

Il progresso ci ha spinti tutti quanti in alto, perché non ci sentiamo più ricchi?

La ricchezza è sempre relativa

Uno non è ricco solo perché ha miliardi di Euro in banca, una bella auto del 2022 e tutti i vestiti firmati che vuole. Egli è ricco perché ha di più rispetto ai suoi simili. Brivido. Ho letto un commento brillante:

Se vedessimo uno scimpanzé che accumula banane a tonnellate a discapito dei suoi simili che soffrono la fame lo abbatteremmo e ne analizzeremmo il cervello per capire cosa caspita aveva di sbagliato. Ma se si tratta di un essere umano gli dedichiamo la copertina di Forbes.

— Da qualche parte su internet

Possiamo misurare la ricchezza solo in forma relativa. È una buona notizia ed una cattiva notizia allo stesso tempo.

Da un lato, doverci confrontare coi nostri pari ci porta ad una eterna e dannosa competizione per mostrare il nostro status ed affermarci come più ricchi o di maggior successo. Dall’altro, però, possiamo vedere come questa gara sia vuota ed insensata e truccare la partita a nostro favore per non lasciarci tormentare dai vecchi refusi biologici che abbiamo ereditato.

La formula segreta per diventare ricchi

Ripetiamo un attimo le premesse: la ricchezza è un concetto relativo, dipende da come percepiamo il nostro status in un contesto sociale di riferimento.

Ecco il trucco: possiamo alterare il nostro contesto di riferimento a piacimento. La formula magica per sentirci ricchi consiste nel prendere il nostro livello di benessere materiale e confrontarlo con quello di C anni fa. Il fattore C può essere scelto a piacere. Chiaramente C sta per la nota parte del corpo associata alla fortuna.

Proviamo a testare la cosa con un paio tra gli aspetti ritenuti peggiori del nostro tempo.

Il cambiamento climatico mina il nostro futuro

L’idea è che, sapendo(davvero?) che siamo sull’orlo del baratro, non possiamo godere del nostro benessere.

Vediamo. Siamo nel 2022. Per noi può valere C=60:

2022 - 60 = 1962

Confrontiamo la situazione con il 1962.

Cos’ha di speciale il 1962? La crisi dei missili di Cuba. Siamo andati proprio vicini ad un cataclisma nucleare, una guerra aperta su scala mondiale con armi devastanti che avrebbero potuto rendere il pianeta inabitabile e distruggere la nostra specie. Mai nella storia umana abbiamo scampato un rischio così drammatico.

L’ombra dell’olocausto nucleare è durata fino alla caduta dell’URSS. Nella strada che ci ha portato ad oggi abbiamo avuto più di un colpo di fortuna per non finire inceneriti, come nel 1983, quando per un soffio non si è lanciato per errore un attacco nucleare su ampia scala. Storia pazzesca.

La forbice tra ricchi e poveri si allarga

Prendiamo C > 7, qualsiasi data antecedente al 2015. I freddi dati sono abbastanza chiari: la povertà, come trend, sta arretrando ed abbiamo fatto passi da gigante per permettere a molte più persone di vivere una vita fuori dalla miseria. Ecco un grafico degli ultimi due secoli:

Qui l’intero report: Global Extreme Poverty - Our World in Data

Per quanto riguarda le disparità è vero, in alcuni paesi sono cresciute in termini nominali, cioè in moneta sonante, ma dal punto di vista della capacità di soddisfare i bisogni reali la situazione è diversa. Buona parte di noi italiani può godere degli stessi piaceri dei più ricchi del mondo, perché in effetti siamo tra i più ricchi del mondo:

✅ Cibo eccellente e vario
✅ Spostamenti rapidi ed economici
✅ Ottime cure mediche
✅ Comunicazione in tempo reale con chiunque
✅ Abiti, sport, cultura, sicurezza, tempo libero…

Certo, magari un miliardario può accedere ad una versione un pochino migliore di ognuna delle cose sopra, ma non tanto da farci sentire dei pezzenti.

Morale

Se sentiamo che ci manca qualcosa ricordiamoci che a renderci miserabili sono soprattutto le nostre illusioni ed i confronti che facciamo; evitiamoli e staremo meglio. Se non possiamo evitarli, sostituiamoli con confronti più sensati, ad esempio coi nostri bisnonni invece che con l’influencer di turno. Non è disonesto, stiamo confrontando la nostra situazione con quella che è stata la normalità per decine di miliardi di persone prima di noi, ha senso!

Se proprio non troviamo una via d’uscita e ci sentiamo ancora inferiori c’è una ultima possibilità: spegnere quella cavolo di televisione, disinstallare Instagram ed andare a farci una passeggiata. Non diventeremo ricchi, solo ci accorgeremo di esserlo già. O ce ne infischieremo, che è anche meglio.

Copertina di <a href="https://unsplash.com/@markusspiske?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Markus Spiske</a>.

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